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La fame di carne della Cina alimenta il consumo di risorse del Brasile

Uno studio del Politecnico di Milano su Nature Food rivela l’impatto globale dei consumi alimentari

Campo di soia
Data di pubblicazione

Dietro una bistecca servita in Cina si nasconde spesso un campo di soia coltivato in Brasile. È l’immagine di un sistema alimentare globale sempre più interconnesso, al centro di uno studio pubblicato su Nature Food e firmato da Camilla Govoni e Maria Cristina Rulli del Politecnico di Milano, in collaborazione con ricercatori della Chinese Academy of Sciences e della Universidade de São Paulo.

La ricerca mostra come la domanda cinese di carne e di altre proteine animali dipenda in larga parte dalle risorse agricole brasiliane, con conseguenze sull’uso del suolo, sulle risorse idriche e sulla deforestazione. Tra il 2004 e il 2020 le importazioni di soia dalla Cina sono aumentate da 6 a 60 milioni di tonnellate, richiedendo oltre 17 milioni di ettari di terra e più di 86 km³ di acqua piovana.

Questa soia, destinata principalmente all’alimentazione di suini, pollame e pesci d’allevamento, sostiene quasi un terzo delle proteine animali consumate in Cina, contribuendo al 29% delle proteine animali e al 10% delle proteine totali della dieta nazionale.

Capire che una parte significativa dell’apporto nutrizionale di una popolazione di oltre un miliardo di persone dipende da risorse agricole situate dall’altra parte del mondo ci spinge a interrogarci sul futuro dei nostri sistemi alimentari. Se vogliamo renderli resilienti, dobbiamo pensare non solo all’offerta di proteine, ma anche a una loro distribuzione più sostenibile ed equa, riducendo la pressione sugli ecosistemi e salvaguardando al tempo stesso la sicurezza alimentare globale.

Camilla Govoni, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, prima autrice dello studio.

La ricerca, che integra competenze in idrologia, scienze ambientali e nutrizione umana, evidenzia anche come l’espansione agricola legata alla soia possa indurre stress idrico in aree del Brasile finora considerate poco vulnerabili.

I risultati sottolineano la necessità di strategie di governance globale per ridurre l’impatto ambientale della produzione e del commercio internazionale di proteine, mettendo in luce quanto le scelte alimentari di un Paese possano incidere sugli equilibri ambientali ed economici mondiali.